La contabilità mentale è un concetto utile a comprendere meglio le decisioni di investimento proprie o dei clienti di un consulente finanziario. Essa riguarda il modo in cui le persone rappresentano le loro azioni in termini di guadagno o perdita, in maniera più arbitraria che razionale.
La teoria finanziaria classica raccomanda infatti di trattare il proprio portafoglio di investimenti in modo globale, nell’insieme, mettendo in prospettiva i rischi nell’ottica dell’insieme. Considerare singolarmente gli asset e i loro potenziali rendimenti non è ritenuto utile in un ecosistema dove la possibile perdita di un titolo viene compensata dall’utile di un altro – mitigando anche il rischio complessivo.
Questa è la teoria dell’uomo razionale che ragiona in modo impeccabile, al di sopra di quelli che in finanza comportamentale vengono comunemente chiamati bias cognitivi, o distorsioni cognitive.
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La contabilità mentale
La mente umana, quella vera, funziona in modo diverso. Gli investitori reali tendono a concentrarsi in modo talvolta ossessivo sull’andamento di una singola posizione in portafoglio, perdendo di vista il quadro generale delle cose. La contabilità mentale trasforma l’andamento di un singolo asset in allarmismo in caso di scarsa o negativa performance, anche quando la tendenza globale del portafoglio è positiva.
Secondo Richard Thaler, economista comportamentale e premio Nobel per l’economia nel 2017, il soggetto economico si attiva per valutare strategie per ridurre le perdite del tutto scollegate e indipendenti da quelle per incrementare i guadagni. La prospettiva di chiudere un investimento in perdita è talmente dolorosa che, per effetto della contabilità mentale, per esempio, le persone tendono a ritenere troppo a lungo posizioni in perdita, o a vendere troppo presto posizioni in rialzo.
In contrapposizione alla teoria del prospetto, la contabilità mentale sostiene che le spese siano influenzate dalla provenienza del denaro, e siano categorizzate in diversi gruppi così come i fondi e i ricavi. Questo concetto viola le teorie economiche tradizionali secondo cui il denaro “presenta caratteristiche di perfetta sostituibilità”.
La fonte dei guadagni influenza la rapidità con cui si spende un determinato ammontare di denaro. Si tende a spendere con più disinvoltura il denaro immediatamente disponibile, in forma più “liquida”, mentre il denaro depositato su conti vincolati, volto al rimborso di prestiti o destinato alla previdenza sociale tende a essere una preferenza secondaria.
In materia di investimenti, l’individuo tende a destinare il denaro proveniente dal lavoro a prodotti meno rischiosi. Gli incassi da vincite o stipendi tantum sono dedicati invece a scelte speculative.
Queste propensioni umane tendono a compartimentalizzare il denaro a disposizione dei soggetti, ostacolando il pensiero dinamico e razionale che potrebbe portare, in abbinamento a una congrua consulenza finanziaria, a una migliore gestione del risparmio.
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