Prendere una decisione è facile. Prendere un’ottima decisione è molto difficile. Se ti stai approcciando al mondo degli investimenti e vuoi capire le dinamiche che ti stanno portando a costruire un certo tipo di portafoglio, hai bisogno di apprendere qualche rudimento della finanza comportamentale.
I bias cognitivi sono giudizi, o comportamenti dettati dal pregiudizio, che non corrispondono all’evidenza dei fatti, sviluppati sulla base di come il cervello declina le informazioni a sua disposizione. Questa interpretazione non è per forza logica, e talvolta può portare a errori di valutazione e perdita di oggettività.
Chi desidera approfondire la teoria dietro i bias cognitivi può leggere Pensiero veloce e lento, scritto da Kahneman, psicologo e Nobel per l’economia “per aver integrato i risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni di incertezza”.
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Che cos’è un bias cognitivo?
La definizione di bias cognitivi coglie i due aspetti essenziali della distorsione di giudizio, ovvero l’applicazione di un’euristica e il concetto di errore. Il ragionamento euristico prevede che si giunga a una scelta affidandosi all’intuizione e non al procedimento di verifica dei dati e delle fonti. L’euristica si contrappone alla algoritmica ed è preferibile nei casi in cui ci sono poche informazioni, o mancano le risorse cognitive o temporali necessarie a una valutazione approfondita.
Sebbene il pensiero intuitivo, basato sul “gut feeling” offra numerosi vantaggi, come velocità e assenza di sforzo, è importante tenere presente che la scelta che non tiene in considerazione i dati può portare a conclusioni errate. L’investitore avveduto deve comprendere appieno le conseguenze di una decisione presa dall’impeto del momento, basandosi su un eccesso di fiducia o un eccesso di avversione alle perdite.
Quanti bias cognitivi esistono?
Negli scenari in cui il processo decisionale coinvolge i propri risparmi o il proprio portafoglio di investimenti, entrano in campo diversi bias che possono distorcere o peggiorare sensibilmente la qualità delle decisioni. Eccone alcuni.
- Eccesso di fiducia. Le persone influenzate dal overconfidence sovrastimano le loro capacità decisionali e spesso le mettono davanti anche alle evidenze dei dati.
- Sovraccarico di informazioni. Se l’eccesso di fiducia tende a considerare i dati solo marginalmente, un sovraccarico di informazioni e analisi può essere paralizzante. Troppe informazioni possono diminuire la capacità di dirimere una questione.
- Bias dell’ancoraggio. Rimanere fedeli alle decisioni iniziali fa parte del bias dell’ancoraggio: l’investitore filtra le informazioni e sceglie solo quelle che supportano la sua idea, focalizzandosi su una scelta.
- Sindrome del gregge. Seguire la massa, specialmente negli investimenti, è spesso controproducente.
- Avversione alle perdite. La paura paralizzante di perdere denaro durante un investimento.
- Bias della familiarità. Tendenza degli investitori a fare una scelta sulla base di ciò che è conosciuto, e non ciò che conviene (es: investire in azioni di una tale azienda perché è famosa e rinomata). Vale anche per le decisioni prese su schemi che si sono già osservati in precedenza.
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