Razionalità limitata e investimenti: quando le emozioni interferiscono

Un mercato è efficiente solo quando gli investitori si comportano sempre in maniera razionale, e questo non può essere vero per un motivo semplice: gli operatori sono esseri umani. 

La finanza comportamentale ha dimostrato però, attraverso lo studio dei bias comportamentali, che l’investitore non basa le sue scelte esclusivamente sui dati e le statistiche a sua disposizione, mettendo in correlazione elementi concreti. Più spesso, le decisioni sono influenzate dal contesto, dalle emozioni e da tanti altri fattori soggettivi.

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Che cos’è la razionalità limitata?

Con il termine razionalità limitata, gli economisti esplorano e analizzano le scelte prese dai soggetti economici che non permettono di raggiungere il massimo profitto economico, ma comportano decisioni ottimizzate per loro. Se da una parte è vero che le scelte devono essere prese in ottica di massimizzazione dell’utilità e dei profitti, dall’altra l’essere umano per sua natura potrebbe non essere in grado di sostenerla poiché troppo difficile od onerosa. Il soggetto opta dunque per una scelta meno ottimale, ma comunque soddisfacente.

I limiti dell’individuo rappresentano dunque un ostacolo alla completa razionalità. Non si tratta solo di distorsioni cognitive come quelle analizzate dalla finanza comportamentale, ma anche di fattori condizionanti diversi, come per esempio la limitata capacità di calcolo o le valutazioni soggettive. Il filtro personale con cui ogni investitore interpreta i fatti e i dati può limitare, di fatto, la razionalità perfetta immaginata dai primi economisti.

Le scelte di un risparmiatore saranno dunque invariabilmente ristrette da un processo di apprendimento e adattamento alle caratteristiche del sistema e dell’individuo stesso. 

Gli psicologi attribuiscono il comportamento irrazionale degli investitori a sei errori tipicamente commessi quando si prende una decisione:

  • La predilezione per lo status quo
  • Le aspettative irrealistiche sul futuro
  • L’eccesso di fiducia nelle proprie competenze (effetto Dunning-Kruger o bias dell’eccesso di fiducia)
  • L’errata percezione di costi-opportunità
  • L’avversione alle perdite
  • La differente contabilizzazione del denaro.

Attraverso il processo di consulenza finanziaria, spiega lo psicologo israeliano Kahneman, gli individui vengono guidati nel processo decisionale che li porta a effettuare le migliori scelte possibili, nel loro migliore interesse.

La comunicazione, a cui devono essere accompagnati gli strumenti di educazione finanziaria adeguati al livello di preparazione del cliente, sono lo strumento essenziale per superare i pregiudizi. In questo modo si attua un processo di “debiasing” che permette al cliente di recepire le informazioni in maniera più consapevole, facendo attenzione ai cortocircuiti mentali che inducono a scelte scadenti.

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